Se facciamo idealmente un salto all’indietro nel tempo, allorquando non esistevano ancora le pentole antiaderenti che oggi fanno parte di una qualsiasi dotazione di pentolame da cucina, potremmo vedere quanto era dura la vita delle massaie di allora alle prese con residui di cibo cucinato che rimaneva attaccato al fondo della pentola.
Se poi si trattava di latte, si poteva dire conclusa la carriera del pentolino messo sul fuoco per riscaldarlo, in quanto era al 90% dei casi proprio irrecuperabile!
Le lavastoviglie a quei tempi erano ancora da venire e si lustravano pentole, pignatte e tegami con la ramina di acciaio che – inutile sottolinearlo – lasciava inequivocabili segni del suo passaggio. Da allora, tutto è radicalmente cambiato e la vita di massaie sempre più rare, è sicuramente migliorata con l’evoluzione di elettrodomestici, attrezzi da cucina, pentole varie e altro ancora. Quanto poi ai detersivi ce n’è di ogni tipo e per ogni gusto, altro che cenere del tempo che fu. Una delle più significative conquiste della casalinga fu l’apparizione delle pentole antiaderenti con le quali avvenne una radicale trasformazione tutta a suo beneficio.
Antiaderenza per una vita più facile
Ma è proprio vero che utilizzando delle pentole antiaderenti la vita di una massaia è più facile? La domanda non avrebbe neppure ragione di essere posta in quanto, la facilità con la quale si pulisce una pentola che ha un rivestimento anti aderente è più che evidente.
Ma il rivestimento antiaderente non è solo pratico. Infatti a questa dote si aggiunge anche l’aspetto igienico in quanto, lavando le pentole antiaderenti in modo opportuno, viene garantita la massima igiene dal momento che nessuna particella di cibo precedentemente cucinato è destinata a rimanere sulla (o nella) superficie interna.
L’unica avvertenza che è bene ricordare è quella di verificare quale sia il materiale con il quale è composto il rivestimento antiaderente in quanto, in passato (e forse anche nel presente presso produttori soprattutto stranieri), veniva utilizzata una sostanza che è l’ acido perfluoroottanico (C7F15COOH) che rilasciava sali di ammonio identificati come PFOA. Impiegato come emulsionante nella fase preparatoria dello strato antiaderente, l’acido veniva eliminato nella fase finale ma non totalmente e, con l’utilizzo della pentola (o padella che fosse) e per via delle inevitabili abrasioni, questo componente velenoso residuo veniva rilasciato durante la cottura dei cibi.
Qualità e garanzia
Per essere certi di utilizzare delle pentole antiaderenti che siano garantite al 100% è bene scegliere all’interno di quella serie di aziende produttrici che realizzano prodotti di alta qualità e che, storicamente, abbiano acquisito quel necessario background che si forma con l’esperienza.
. E’ preferibile spendere qualcosa in più di quella che si crede una pentola conveniente ma che è destinata a non durare nel tempo e che probabilmente potrebbe avere tra i suoi elementi anche del PFOA, rivolgendosi ad un Brand prestigioso e noto a livello internazionale come la Illa.